Rina GattiRina Gatti è nata nel 1923 a Torgiano, in provincia di Perugia, da una famiglia contadina. Frequenta la scuola elementare fino alla III e poi fino alla V per intercessione della maestra. Autodidatta, pubblica nel 1992 i suoi primi lavori in versi in una raccolta di poesie di donne promossa dal Comune di Perugia. Nel 1994 contribuisce alla messa in scena di un testo teatrale, da lei stessa interpretato insieme alle coautrici dell’associazione AIDA. Nelle edizioni dal 1998 al 2001 è tutti gli anni tra i vincitori del concorso letterario «Lune di Primavera», promosso dal Comitato Internazionale 8 Marzo, con poesie e racconti, pubblicati annualmente nella collana «DisArmonie». Nel 1999 un suo scritto viene tradotto e pubblicato nel libro Life After Work: Stories of Freedom, Opportunity and Change, edito a Londra (The Women’s Press) a cura della giornalista e scrittrice Zelda Curtis, una raccolta di scritti di donne dei cinque continenti riguardanti il delicato momento del pensionamento. Nel 2000 pubblica il suo primo libro, Stanze vuote (Edizioni Thyrus, Terni), che riscuote subito ampi consensi. Nel maggio 2003, sempre per le Edizioni Thyrus, viene pubblicata la prima edizione di Stanze vuote, addio. I due volumi hanno partecipato al premio «San Vidal» di Venezia e alle selezioni del premio letterario internazionale «Grinzane Cavour» di Torino e si sono segnalati, in Umbria, nell’ambito del premio letterario «Fenice Europa» di Bastia. Nel novembre 2004 vede la luce anche il terzo volume, realizzato a due mani insieme al figlio Giovanni Paoletti, Le quattro stagioni e i dodici mesi (sempre per i tipi delle Edizioni Thyrus). Nello stesso mese Rina Gatti riceve a Roma il prestigioso premio «Umbriaroma 2004», assegnatole per la sua opera e per l’importanza che questa ha nei riguardi delle giovani generazioni. L’8 marzo 2005, nella Sala dei Notari in Perugia, riceve il «Baiocco d’Argento» del Comune di Perugia, come riconoscimento per la sua attività di scrittrice e per il valore sociale del suo impegno e del suo percorso di autoemancipazione. Rina Gatti muore all’alba del 19 agosto 2005. Nel gennaio 2006 viene messa in scena, al Teatro Morlacchi di Perugia ad opera del regista inglese Oliver Page, la riduzione teatrale in un atto unico di Stanze vuote. Nel maggio 2006 viene presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino la quarta edizione di Stanze vuote, con la prefazione di Arrigo Levi. Contemporaneamente, la pièce teatrale va in scena nell’ambito del festival internazionale «Lingue in scena». Nel giugno 2006 viene istituita, dal Comitato Internazionale 8 Marzo nell’ambito del concorso letterario «Lune di Primavera», la «Targa in Memoria di Rina Gatti», assegnata annualmente alla vincitrice della sezione Diari dello stesso concorso. Nel novembre 2006 viene pubblicato, postumo, il volume Un goccio di vino e un filo d’olio (Murena, Perugia), il secondo scritto con il figlio Giovanni. Nel 2007 la riduzione teatrale di Stanze vuote viene messa in scena nella città tedesca di Tübingen e nello stesso anno l’attrice Caterina Fiocchetti porta in teatro una nuova versione di Stanze vuote e Stanze vuote, addio,con testi e musiche da lei stessa realizzati. Nel 2007 viene istituito il premio «Rina Gatti», riservato alle scuole della provincia di Perugia, sul tema del rapporto tra le generazioni. Nel 2012 viene pubblicato Pièces vides (Aguaplano, Passignano s.T.), la traduzione in francese del libro Stanze vuote (a cura di Annemarie Briault).
«[…] L’originalità di questi scritti non sta soltanto nelle circostanze singolari […] di come e quando essi sono usciti dalla tenace penna di una contadina di oltre sessantacinque anni, che in tutta la vita aveva scritto soltanto poche lettere per conto di parenti analfabeti. Ma perché almeno altre due caratteristiche li rendono quasi unici. Il fatto è che Rina Gatti, nel rievocare i dolori, le pene, le faticose e rare ma intense gioie della sua esistenza, ci dipinge anche un quadro di vita italiana visto da una donna, dall’“altra metà dell’universo”. E ancora: Rina racconta il mondo dei sommersi visto dalla parte dei sommersi; che qui non sono oggetti, ma soggetti pensanti e dolorosamente senzienti della loro condizione di sommersi. Per trovare libri simili bisogna ritornare alla letteratura realista di un tempo che fu: con la differenza che la vita dei miserabili veniva descritta, con arte e coscienza, da scrittori di professione, che magari ce ne fossero ancora. In questi libri è stata descritta e rivissuta da uno di loro. Anzi, da una di loro» (dalla «Prefazione»di Arrigo Levi). |